Non capita tutti i giorni di incontrare di persona l’autore di un manga sulla cresta dell’onda. Vi racconto il backstage della mia chiacchierata con il maestro Nagabe, autore di Girl from the Other Side.
È un mondo in “bianco e nero” quello di Girl from the Other Side, celebre opera del maestro Nagabe che racconta con toni estremamente delicati la convivenza improponibile di Shiva e del Maestro. Totsukuni no shojo, questo il titolo originale del manga che sta facendo parlare di sé in tutto il mondo per la sua estrema originalità, e di cui ho parlato spesso sui social, specialmente quando ho avuto l’onore di incontrare l’autore dell’opera.
Shiva è una bambina smarrita in un mondo in cui è “straniera”, e vive sotto lo stesso tetto del Maestro, una creatura bipede dal volto caprino affetto da una maledizione che si prende amorevolmente cura di lei. I due rappresentano gli opposti: bianco e nero, luce e tenebre, umano e animale. Eppure tra di loro si instaura un rapporto di tenera complicità, di una profondità che non può lasciare indifferenti.
Nagabe Sensei, l’autore di Girl from the Other Side
Girl from the Other Side nasce dalla mente e dalla mano di Ayumu Yoshida, in arte Nagabe. Nagabe è un ragazzo minuto di statura, giovanissimo per giunta. L’ho incontrato lo scorso settembre per un’intervista per Lucca Changes 2020 commissionata da J-POP Manga.
L’incontro con Nagabe e le chiacchiere di inframezzo
Parlando a telecamere spente mi ha confessato di aver appena compiuto ventissette anni. Io gliene avrei dati anche molti di meno. Ha un viso pulito, un gusto nell’abbigliamento ordinato, e un po’ preppy volendo. Il giorno dell’intervista indossava uno smanicato a coste larghe verde scuro e un paio di mocassini: pensai che quello stile si adattasse molto bene all’acconciatura di capelli vintage, una sorta di taglio a scodella molto ordinato ed elegante.
Incuriosito, ho chiesto al maestro Nagabe come fosse la sua giornata tipo. Mi sembrò quasi di essere colto da una smania “voyeuristica” di curiosare nella routine di un mangaka di successo. Nagabe, calmo e serafico, si è raccontato senza mai posare la penna stilografica dal foglio. Si alza tardi, ha detto. All’incirca verso mezzogiorno, a volte un po’ prima. Non cucina quasi mai e preferisci piatti comuni, non particolarmente elaborati. Lavora per circa otto ore, mangia, si fa il bagno, si risposa, e verso mezzanotte fa a dormire. Ricordo di aver pensato con una punta di invidia: “Madonna, dorme un sacco! Beato lui”. Ma lui anticipò quasi i miei pensieri, palesando a parole e con un sorriso gentile ciò che mi aveva attraversato la mente. “Dormo parecchio!”. E in quel momento fui completamente conquistato dalla sua aura di trasparente semplicità.
Non posso avventurarmi in chissà quali congetture sul maestro Nagabe, ma credo di non sbagliare troppo supponendo che sia un ragazzo timido e un tantino introverso. D’altronde il mestiere di mangaka non aiuta a socializzare: ore e ore trascorse in solitudine a disegnare, e ci sono giorni in cui non rivolge parola a nessuno.
Girl from the Other Side è una storia che coinvolge una protagonista umana e uno dalle sembianze zoomorfe. Nagabe mi spiegava la sua passione per gli animali, e come amasse disegnarli tutti, nessuno escluso. Quelli a portata di mano li studiava di persona, con i propri occhi, tutti gli altri li guardava nei documentari. Per la figura del Maestro, Nagabe ha optato per un volto affusolato, caprino appunto, e due lunghe corna sul capo, per veicolare un senso di inquietudine.
Il tratto peculiare di Nagabe
Il maestro Nagabe ripassa la matita dei suoi disegni con la penna stilografica, e riempie i neri con un pennello morbido a inchiostro. Era la prima volta che vedevo usare la penna stilografica, non pensavo ci fossero mangaka che usassero quella tecnica. Dopo averlo scoperto sono andato a riguardare i suoi manga, e tutto mi è apparso più logico. Tra l’altro, e non è una coincidenza, il tratto deciso e robusto della penna stilografica si sposa benissimo con l’atmosfera gotica di Girl from the Other Side. Lo guardavo disegnare mentre gli facevo le domande in scaletta, e pensavo tra me e me che avesse un modo molto curioso di impugnare la penna. Vagamente bambinesco, forse, e questo mi strappò un sorriso. Fissavo ammaliato il disegno prendere vita guidato dagli affondi decisi della sua mano sul foglio.
Di Nagabe mi ha colpito l’estrema spontaneità, la freschezza, e se vogliamo l’ingenuità del suo sorriso. Tutte sensazioni miei personalissime, chiaramente, ma di quella giornata in sua compagnia conservo un ricordo piacevolissimo.
Girl from the Other Side è un dark fantasy fuori dal coro per molti aspetti. Il tratto, nostalgico e lontano dai trend contemporanei, si avvicina molto di più alla tradizione gotica occidentale rispetto ai classici manga giapponesi. In Girl from the Other Side il maestro Nagabe raffigura (con la sua penna stilografica) un mondo di opposti, o meglio, due mondi opposti e separati tra di loro.
Un meraviglioso OVA di Girl from the Other Side prodotto da Wit Studio è offerto in visione anche al pubblico italiano durante la settimana del JFF (Japan Film Festival), Festival che si protrarrà dal 26 febbraio fino a domenica 7 marzo.
Dura solo dieci minuti, ma riesce stupendamente a dare vita alla dimensione in chiaroscuro di Nagabe, lasciandoci immergere nel mondo noir di Shiva e del maestro, un mondo pregno di mistero e di inquietudine, di poesia, diversità e sconfinata tenerezza.
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